La scuola innevata di Stefano Cammelli
Camminavo per Shanghai,
insieme a Mirella e Elisabetta. Magari qualcuno che mi legge se le ricorda.
Credo ci fosse anche Laura, che aveva lavorato con Bertolucci, durante le
riprese de L’ultimo Imperatore. Guardando il dipinto, un attimo prima di comprarlo. Pensai alle stampe cinesi che mio padre portò dalla Cina alla fine del primo viaggio, nel 1960. Forse quelle erano più accese nei rossi o più ‘cinesi’. Il dipinto che avevo davanti sembrava – piuttosto – un ricordo. Era forse il maestro stesso ad avere dipinto quella scuola sotto la neve? Comunque dalla porta della scuola – aperta – filtrava una pallida luce, calda. Pensai a mio fratello, maestro elementare. Quando parlava dei ‘bimbi’ c’era sempre molto calore nelle sue parole. E poi la bimba di Non uno di meno di Zhang Yimou, quando Zhang girava bei film e non sciocchezze neo-imperiali farcite di effetti speciali. Un uomo non più vecchio di me mi si avvicinò. Mi accennò con la mano allo sfondo del quadro, là dove si delineava il profilo nebbioso ma comunque nitido di una collina coperta di neve. “Shanxi – mi disse, certo non sospettando che comprendessi qualcosa di cinese – è una scuola dello Shanxi.” Le mani grosse, le dita deformate dall’artrite. Pure conservavano una certa eleganza. Era lui il pittore della Scuola sotto la neve nel primo giorno dell’anno?
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